Non si sa più niente della sorte di Navalny a Mosca né di quella di Assange a Londra dal giorno in cui il giudice britannico Priti Patel ha firmato l'estradizione verso gli USA.
Due vicende diverse ma parallele che dimostrano che disturbare il manovratore è comunque poco tollerato tanto in un regime dispotico quanto in piena democrazia.
Ma se nella Russia di Putin l'intolleranza verso la libertà di parola è funzionale al potere è triste dover constatare che chi svela lacrime e sangue dei regnatori è poco amato anche da noi e, se permettete, ciò mi sembra ancor più grave.
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