Il Giappone rilascerà in mare l'acqua contaminata della centrale di Fukushima dopo un lungo processo di stoccaggio e depurazione che però non ha potuto eliminare il Trizio radioattivo.
Ovvie le proteste non solo dei pescatori e degli abitanti ma anche, nella perfetta tradizione NIMBY, di tutti i paesi che si affacciano su quella fetta di Pacifico.
L'energia nucleare, messa in seria crisi dai disastri di Chernobyl e di Fukushima nonché dai costi nascosti per il trattamento delle scorie e per la dismissione delle centrali obsolete, sta ritornando di moda anche per le rinfocolate paure di blackout energetico, reclamando persino gli aiuti destinati ai progetti di abbandono delle fonti fossili.
Se però può essere considerata "pulita" dal punto di vista delle emissioni di CO2 non lo è così tanto dal punto di vista della salvaguardia dell'ambiente (aggiungo ancora perché io non sono pregiudizialmente contrario al proseguimento della ricerca in questo senso).
Il pericolo è che non potendo o volendo affrontare i costi immediati per velocizzare la transizione alle rinnovabili con un coinvolgimento mondiale e convinto, ognuno cerchi di tutelare i propri interessi immediati accendendo un'ipoteca sulla salute delle future generazioni.
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