Dopo averlo ufficialmente negato ora Amazon ha dovuto ammettere che, in certi casi, i suoi dipendenti sono stati costretti a fare pipì nelle bottiglie per rispettare i ritmi di lavoro già gravosi e diventati insostenibili per l'aumento dell'e-commerce che i lockdown mondiali hanno provocato.
Parallelamente sono schizzati in alto anche i già ricchi profitti della società di Jeff Bezos che ha sinora cercato di compensare i disagi con una retribuzione oraria superiore alla media degli USA.
Meglio che niente si dirà, ma non credo che la soluzione non stia solo nella monetizzazione.
Come nel bel film di Ken Loach "Sorry we missed You"(2019)
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